Cos'è il rischio geopolitico e come affrontarlo: i consigli dell'esperto

Nelle attività commerciali all'estero ogni azienda deve essere consapevole dei rischi cui va incontro. Tra i tanti, il rischio geopolitico è da sempre presente in tutti i mercati ed è necessario conoscerne tutte le sfumature.

Ma come affrontarlo? Lo abbiamo chiesto a Paolo Magri, Vicepresidente e Direttore ISPI.

Il rischio geopolitico è un fattore che è sempre esistito

 

Gli esperti di politica internazionale amano parlare, periodicamente, del “ritorno del rischio geopolitico”. E non c’è dubbio che quelli odierni siano tempi in cui questa narrazione possa apparire più che legittima.

La realtà è che il rischio geopolitico è un fattore che è sempre esistito nel calcolo delle imprese internazionalizzate o che puntano ai mercati esteri, e in parte anche in quello delle aziende che concentrano tutta o quasi la propria produzione verso il mercato interno. Basti pensare agli effetti che le crisi geopolitiche possono avere sui prezzi delle materie prime, come il petrolio, e alle loro ricadute su tutti i processi industriali. A maggior ragione, le considerazioni sul rischio geopolitico devono rientrare per forza di cose all’interno dei processi decisionali d’impresa oggi, in un mondo globalizzato e in cui le aziende italiane si avventurano in mercati emergenti e sempre più lontani.

 

È un rischio che non riguarda soltanto i Paesi extra-europei

 

A fronte di una maggiore spinta all’internazionalizzazione delle imprese italiane, si potrebbe persino dire che i rischi geopolitici sono tornati ad avvicinarsi a “casa nostra”. Pensiamo alle fluttuazioni della lira turca, o all’annessione russa della Crimea che ci ha portati alle sanzioni. O, avvicinandoci ancora di più ai nostri confini, pensiamo a Paesi che abbiamo imparato a considerare nostri tradizionali alleati: per esempio il Regno Unito, con il sempre più imminente redde rationem che sarà Brexit, o gli Stati Uniti, con l’escalation nella guerra commerciale lanciata da Trump.

 

I consigli per affrontarlo

 

Il consiglio alle imprese italiane non può dunque che essere quello di dedicare la stessa attenzione prestata agli aspetti fiscali o doganali – molto ben presidiati anche da imprese di piccole e medie dimensioni – anche all’analisi del rischio paese. Già lo si fa: basta vedere l’ottima reazione e capacità di diversificazione che hanno avuto diverse aziende italiane di fronte all’entrata in vigore delle sanzioni europee verso la Russia, e ancora prima di quelle nei confronti dell’Iran. Ma ci sono numerose fonti che permettono di approfondire ulteriormente gli elementi essenziali per valutare il rischio paese, o anche più in generale quello dell’area regionale in cui si opera. Si può cominciare, per esempio, da quanto da tempo fanno SACE e ISPI.

Per le imprese, si tratta di trasformare queste fonti in strumento di lavoro ordinario. Perché non tutti possono permettersi di tenere costantemente monitorata la realtà della politica internazionale, o di farlo con la stessa attenzione degli analisti che fanno questo per lavoro. Ma gli strumenti a disposizione delle imprese oggi sono sempre di più: basta sapere dove cercare.

 

 

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